Ricordi?
Il Rainbow

Progetto Rainbow Virtuale
Aprile 2014

"Il Rainbow è stato uno dei luoghi più importanti, e probabilmente uno dei più longevi, della cultura underground milanese. Era già un punto di riferimento nei primissimi anni ’80, quando si chiamava Odissea 2001 e ospitava concerti di artisti del calibro di Bauhaus o Nico."

saga

Simone Tosoni, Emanuela Zuccalà

"Creature Simili", Agenzia X Editore, 2013

Il Rainbow Club torna a vivere

In occasione del Fuorisalone 12. aprile 2014, il Rock'n'Roll club di Milano è lieto di ospitare il progetto “Ricordi? Il Rainbow”, curato dall’artista multimediale ed esperto di tecnologie di Realtà virtuale e 3D, Oliver Pavicevic.

Grazie al visore di realtà virtuale Oculus Rift, i partecipanti all’evento potranno tornare a visitare per una sera lo storico Rainbow club di via Besenzanica, chiuso nel 2008 e demolito poco dopo per fare posto ad appartamenti di lusso.

Il locale è stato infatti minuziosamente ricostruito dall’artista Oliver Pavicevic attraverso programmi di modeling 3D, a partire da fotografie, planimetrie e ricordi personali, e quindi trasformato in un’applicazione pienamente interattiva di realtà virtuale.

“Il Rainbow è stato uno dei luoghi più importanti, e probabilmente uno dei più longevi, della cultura underground milanese. Era già un punto di riferimento nei primissimi anni ’80, quando si chiamava Odissea 2001 e ospitava concerti di artisti del calibro di Bauhaus o Nico. Negli anni successivi ha cambiato nome diverse volte (Prego, Zimba, e dal 1993, appunto Rainbow) ma è sempre rimasto uno dei music club più importanti per tutti quei generi musicali non commerciali che difficilmente trovavano spazio altrove, primi tra tutti punk e post-punk. E, ovviamente, si è trattato di un luogo fondamentale per l’elaborazione e la condivisione di tutte quelle subculture che attorno a questi generi musicali prendevano forma” (Simone Tosoni, autore con Emanuela Zuccalà di Creature Simili. Il dark a Milano negli anni ottanta.)

“Milano è una città in continua trasformazione, e come tale ha troppo spesso la memoria breve. Questo è vero soprattutto per tutte quelle culture non allineate che ruotano intorno a generi musicali alternativi e non commerciali: basti pensare a come, negli ultimi anni, sia stata fatta piazza pulita della maggior parte dei club storici della città, come il Plastic, il Rolling Stone, lo Zoe Club e appunto il Rainbow. Si trattava di luoghi culturali importantissimi, da cui sono passati i più importanti artisti internazionali, ma che evidentemente si adattavano male alle logiche di mercato, dell’edilizia e della finanza che riscrivono la città. Quello che ho voluto fare è stato ricordare uno di questi club, il Rainbow, ricostruendolo fedelmente e rendendolo esplorabile attraverso la realtà virtuale. Il mio progetto è ispirato sicuramente dalla nostalgia per ciò che si è perso, ma vuole anche essere un atto d’accusa contro questa continua cancellazione dei luoghi che hanno fatto la storia della città: certo una storia alternativa e non allineata, ma anche la storia in cui io mi riconosco, e con me molti altri. Mi affascinava molto questa idea di usare il virtuale – che è spesso inteso come sinonimo di effimero – per ricordare e rendere permanente qualcosa di importante per me e per la città, proprio quando il reale – lo spazio urbano, fisico, fatto di cose e di mattoni – è diventato il luogo dell’oblio e della continua cancellazione” (Oliver Pavicevic)

“Ricordi? Il Rainbow” sarà disponibile per PC e per dispotivi Android e iOS.




Visita 3D (disponibile a breve)
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450

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